Ottobre, il mese dedicato alla prevenzione in generale e in particolare del tumore del seno, è ormai passato e come tutti gli anni è stato densissimo di appuntamenti.
Accanto a proposte specifiche inerenti la patologia, sono stati organizzati incontri aventi un tema più ampio come lo stile di vita e uno dei suoi aspetti più importanti quali le scelte alimentari.
L’impatto dell’alimentazione sulla salute è un dato ormai noto: gli studiosi dicono che circa il 30% dei tumori potrebbe essere evitato con un’adeguata alimentazione e che un decesso ogni 5 sia causato da un’alimentazione ricca di cibi industriali, raffinati, ad alto contenuto di sale, zuccheri, grassi, additivi e povera di alimenti semplici, poco trasformati, ricchi in fibra come frutta, verdura, cereali in chicco, legumi e semi oleosi.
D’altro canto questo è, almeno in parte, il risultato della disabitudine, ormai diffusa, ad acquistare direttamente dal produttore e più spesso al supermercato per ottimizzare i tempi sempre più stretti che vengono dedicati alle scelte degli alimenti e alla cucina in generale. L’industria alimentare ci viene incontro allargando l’offerta della gamma dei prodotti a nostra disposizione per cui accanto alle verdure e alla frutta di ogni stagione e provenienza geografica, vengono proposti primi piatti, zuppe pronte, che oltre a contenere
ingredienti di dubbia origine sono ricchi di additivi alimentari come conservanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori del gusto…..
Come uscire da questo circolo vizioso?
Sebbene il primo consiglio di Avapo Mestre sia di ricorrere meno al supermercato per i nostri acquisti e più al singolo produttore, meglio se locale, abbiamo però pensato che fornire delle informazioni su come leggere un’etichetta alimentare, quali siano i rischi e i “trucchetti” a cui prestare attenzione nella scelta di un prodotto, potesse aiutare verso una scelta più consapevole.
E’ nato così “Cosa mangiamo veramente?”, un ciclo di tre incontri rivolto a tutti coloro che desiderano essere informati prima di acquistare.
Abbiamo scelto di focalizzare l’attenzione sui prodotti maggiormente acquistati presso la grande istribuzione, come quelli per la prima colazione (biscotti, fette biscottate, marmellate e bevande vegetali) e la pasta, mettendo sotto la lente di ingrandimento diversi ingredienti “insidiosi” per la salute quali lo zucchero, olii vegetali, la farina tribblando tra ciò che è concesso per legge e ciò che invece rappresenta una trappola commerciale, tra ciò che è salutare e ciò che non lo è.
Le “scoperte” sono state tante: l’origine della materia prima di un alimento non è per legge obbligatoria per tutti gli alimenti ma per esempio, se un qualsiasi prodotto (come pasta, formaggio, etc) riporta in etichetta un tricolore o una qualsiasi evocazione di italianità allora bisogna indicare l’origine del grano e del latte se diversa dall’Italia, diversamente l’obbligo viene meno (anche se in Italia, fortunatamente vale l’obbligatorietà,
almeno per tutto il 2022, per tutta la pasta di grano duro, derivati del pomodoro, latte e prodotti caseari, riso e carne suina trasformata prodotti o confezionati in Italia); altra osservazione emersa è che l’industria alimentare utilizza per dolcificare gli alimenti sempre meno zuccheri “noti” e più dolcificanti artificiali che hanno effetti sulla salute non completamente noti e per quali quindi è opportuno far valere il principio di precauzione e per finire la farina che, anche se reclamizzata nella confezione come integrale, più spesso è in realtà farina raffinata addizionata di crusca i cui benefici non sono assimilabili a quelli della farina integrale.
A conclusione degli incontri abbiamo affrontato il tanto discusso tema della certificazione biologica con un ospite, un agricoltore esperto nel metodo di coltivazione biologica e che insegna e forma “i futuri coltivatori; a lui abbiamo voluto rivolgere i quesiti più scomodi, quelli che ci creano dubbi ed incertezze di fronte all’acquisto di un prodotto biologico come il prezzo spesso elevato, la veridicità della certificazione, i vantaggi per la salute; con lui abbiamo cercato di ricreare in aula quel modello economico che ha come unico interesse la salute (nostra e dell’ambiente) e non il guadagno a qualunque costo che è il rapporto di fiducia, scambio, conoscenza con il produttore locale.
Un piccolo semino che con il tempo speriamo crescerà!